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Oplontis



Il toponimo "Oplontis" compare per la prima volta nella Tabula Peutingeriana, una copia del XII secolo di un'antica carta romana che mostrava le vie militari dell'Impero. Il sito si trova tra Pompei ed Ercolano, all'interno della moderna città di Torre Annunziata. Si trattava di un insediamento suburbano sottoposto alla giurisdizione di Pompei, anch'esso distrutto dall'eruzione del 79 d. C. Dell'insediamento sono stati portati alla luce due edifici monumentali.


La villa di Poppea.

I primi scavi risalgono al Settecento, in seguito ai lavori per lo scavo di un cunicolo del canale Conte di Sarno, ma furonoabbandonati poco dopo per l'aria malsana che si respirava in quella zona. Durante l'ottocento si ripresero i lavori, ma terminarono a causa della mancanza di fondi. La villa fu poi riportata alla luce nel 1964. Un graffito parietale e un nome iscritto su di un'anfora hanno supportato l'ipotesi che la villa appartenesse a Poppea, moglie di Nerone, ma nel 68 d. C. in seguito ad una damnatio memoriae la villa sarebbe passata ad altri proprietari che si occuparono dei lavori di ristrutturazione in corso al momento dell'eruzione. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce gran parte dell'edificio, ma l'urbanizzazione moderna impedisce il proseguimento dell'esplorazioni.

 

Era una villa d'otium in cui sono riconoscibili un nucleo originario risalente al I sec. a. C. e una serie di ambienti dislocati intorno all'atrio, costruiti in opera incerta. E'inserita tra i beni che l'UNESCO ha definito " Patrimonio dell'Umanità". La struttura della villa, a carattere signorile, è molto complessa e presenta circa 90 ambienti tra cui un enorme atrio di tipo tuscanico, numerosi giardini, saloni, corridoi di passaggio tra gli ambienti, un quartiere termale interno, il triclinio comunicante con la cucina, ambienti di riposo, bagni divisi per uomini e donne, ambienti servili, un peristilio con fontana, un'enorme piscina di 70 metri su cui si affacciano stanze di rappresentanza alternati a piccoli viridari scoperti, affrescati in IV stile con pitture che probabilmente si fondevano agli elementi vegetali piantati. Di particolare interesse sono le raffinate e fastose decorazioni pittoriche disseminate in tutta la villa, oggetto di ammirazione da parte dei turisti e degli studiosi. Gli affreschi più significativi sono quelli dell'Atrio di tipo tuscanico, le nature morte del settore Est con il famoso cesto di vimini con fichi, e quelli del salone Ovest che propone una straordinaria visione di un santuario di Apollo.



Villa di Lucius Crassius Tertius

Fu scavata a partire dal 1975 in seguito ad una scoperta casuale durante i lavori per la costruzione di una palestra scolastica, si trova a circa 300 m di distanza dalla villa di Poppea, ed è stata quasi interamente riportata alla luce, ma non è visitabile. La villa era utilizzata per il commercio di vino, olio e altri prodotti della terra. Vi è un nucleo centrale bordato da un imponente colonnato databile al II sec. a. C. dove si svolgevano probabilmente le operazioni di carico e scarico merci, intorno a cui sono disposti vari ambienti adibiti a deposito, dove sono stati ritrovati suppellettili, ceramica, paglia carbonizzata ed una grande quantità di melograni utilizzati per la concia delle pelli.Il piano superiore era occupato dal quartiere del padrone, in cui sono presenti pitture in IV stile. Sono stati rinvenuti numerosi reperti, tra cui una cassa in legno blindata da fasce e lamine di ferro, ed in uno degli ambienti situati a sud numerosi scheletri con molte monete e gioielli, rifugiatisi lì nel disperato tentativo di scampare all'eruzione.


In questa villa fu realizzato per la prima volta un calco in resina epossidica di un corpo.

 




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